Allenarsi per superare le differenze di genere
Tre fischi, la partita è finita.
La cattura è valida, significa che abbiamo vinto. Ci fiondiamo sul cercatore esultando poi io mi giro e bacio mio marito che indossa una maglia uguale alla mia. Una compagna si è commossa e un altro cacciatore la sta abbracciando.
È tutto molto bello e sarei tentata di lasciar credere a tutti, me compresa, che giocare a quidditch sia questo: uomini e donne che fanno parte della stessa squadra, si vogliono bene, abbracci e buoni sentimenti. Invece no. O almeno, non solo. Gli abbracci ci sono, e anche l’affetto, ma dietro c’è molto di più: c’è un percorso fatto di allenamenti sfiancanti e corse infinite, tutti serviti a toglierci dalla testa pregiudizi e stereotipi di genere, e non è facile farlo.
Il quidditch è il primo sport di contatto ad inserire nel regolamento ufficiale una regola che impone ad una squadra di non schierare in campo più di quattro giocatori che si identificano nello stesso genere allo stesso tempo. Ciò significa che maschi e femmine giocano insieme sempre, con tutte le differenze fisiche e non che ci sono tra di loro. Giocare bene insieme però non è immediato, non è facile superare i propri limiti sia fisici che mentali.
[…] Sinceramente sono molto contento di questa cosa, perché molti anni fa nessuno avrebbe mai accettato il fatto che le donne potessero gareggiare insieme agli uomini in uno sport, e ciò mi fa pensare che stiamo facendo un passo avanti contro la discriminazione sulle donne.
Francesco, 14 anni
Io ho cominciato giocare per caso: ero al lavoro e un mio amico ha detto che quel pomeriggio sarebbe andato ad allenarsi con la squadra di quidditch; da fan di Harry Potter non ho potuto fare a meno che chiedere di poter andare con lui e così mi sono ritrovata a conoscere i Perugia Gryphons, che a quel tempo si contavano sulle dita di una mano. Non avevo mai provato uno sport di squadra prima, tanto meno di contatto, figuriamoci misto, eppure il fatto che si giocasse insieme mi affascinava, le regole erano complicate ma intriganti e appena ho preso in mano un bolide ho capito che sarebbe stato vero amore e che sarei stata disposta a impegnarmi per questo sport più di quanto avessi mai fatto prima con qualsiasi altro. La mia è una storia come tante, e tutte le mie compagne di squadra hanno sperimentato la mia stessa insicurezza e la mia stessa determinazione.
Perché la squadra cresca e migliori c’è bisogno che ogni componente raggiunga un livello atletico sempre più alto, sia per poter giocare bene insieme che per competere con le squadre avversarie. Questo per una ragazza significa doversi allenare con persone fisicamente molto più prestanti di lei, fare il doppio della fatica e non potersi arrendere mai, superare i propri limiti e smettere di ascoltare quelle voci che le dicono continuamente che non ce la farà, che non è all’altezza.
[…] Il quidditch è stato il primo “contatto” con ragazze che si affacciano nello sport, e ho capito che proprio le ragazze hanno più determinazione, più voglia di dimostrare qualcosa. Il gentil sesso, negli sport in generale è sempre stato considerato più debole, e secondo me questo è stato e sarà sempre un fattore che, nel quidditch, spinge le ragazze a dimostrare ancora di più.
Stefano, 20 anni
Significa smettere di sottovalutarsi, capire come sfruttare le proprie debolezze e difficoltà e trasformarle in punti di forza, significa cominciare a pensare che pur nona vedo la stessa forza fisica dei propri compagni, per loro non è un peso ma una risorsa. Questo è possibile quando nella squadra c’è rispetto, riconoscimento delle capacità altrui e fiducia.
[…] non è la regola che da la possibilità alle ragazze di giocare ma è la mentalità dei giocatori, loro non si sentono obbligati a passare la palla alle ragazze, lo fanno perché si fidano delle capacità delle loro compagne.
Carolina, 16 anni
Il nostro coach non fa allenamenti diversificati per le ragazze e non fa sconti a nessuno, non solo perché non ce n’è bisogno ma perché ognuna di noi si sentirebbe profondamente offesa dall’avere un programma diverso solo in quanto donna. Ognuno dei nostri compagni è consapevole dell’impegno che noi donne ci mettiamo in tutto ciò che facciamo, sottoponendoci a sforzi a volte anche maggiori di quelli dei ragazzi: in squadra non siamo molte, ciò significa che, anche se infortunate, dobbiamo essere sempre pronte a entrare in campo.
Insomma, giocare a quidditch per una ragazza non è facile; ognuna di noi sa che dovrà allenarsi duramente, che dovrà rinunciare alle proprie insicurezze, che dovrà accettare il fatto che il fisico di una ragazza non è adatto ad uno sport di contatto misto. Proprio per questo però, ogni ragazza ce la metterà tutta per migliorare il più possibile, metterà tutta sè stessa per diventare più forte; noi ragazze non ci arrendiamo, non perché dobbiamo dimostrare qualcosa a qualcuno, ma perché ce lo meritiamo, per una nostra scelta.
Per noi stesse.
Per le foto si ringraziano Carolina Scopetta, Elena Pelosi e Giada Mand.